L'arte di giorgia parla attraverso l'arcobaleno


"Sono davanti, ancora una volta, alla nuova produzione di Giorgia Claire ed ancora una volta mi ritrovo innanzi alla ricerca interiore di un essere umano che esprime così la sua voglia di affermazione di un individualismo lontano da ogni generica pretesa di universalità.


Quasi un bisogno di assoluto. Ma non di indistinta partecipazione ad una indifferenziata perfezione ma un semplice incontro con il suo “IO”.


La sua arte parla attraverso l’arcobaleno."


IL BINOMIO CLAIRE/GIORDANO

Un cappello a la page che va letto, peraltro, in chiave totalmente inversa o, perlomeno, reinterpretata. Un' etichetta per accostare due artisti di formazione e derivazione diversa, ma ambedue vicini e schietti nell'interpretare soggettivamente l'arte che, in certe loro opere, quasi si incrocia ed amalgama. Giordano, autodidatta di formazione, apprezzato pittore di lungo corso, moderno interprete di ataviche tematiche, si rivela, con i suoi lavori, un realista del sogno. Infatti se un elemento di realismo molto forte compare nella sua espressione e segna la durezza della realtà poi si aggiunge il sogno, che è un sogno brutto e bello, tanto da portare a definire Giancarlo un surrealista padano ed accostarlo a quel genio assoluto, spigoloso ed altrettanto padano che è stato Cosmè Tura. Tutto questo per dire che si tratta di un artista di grande cultura, di grande sensibilità e di grande autonomia: qualunque cosa dipinga, è un uomo unico che pensa prima di dipingere e la sua creazione diventa una conseguenza del pensiero. Sono dei trattati, i suoi dipinti, in cui c’è un’idea: è quindi pittura filosofica, pittura surrealista, perché sempre c’è nel sogno un pensiero, che è un pensiero libertario. L 'uomo, la donna, eros e tanathos, il sociale, la natura, a volte l'incommensurabile ed il divino sono le tematiche predilette dell'autore il quale, prima di essere un affabulatore di immagini avvicinabili ad interpretazioni munchiane o noldiane, è soprattutto l'artefice di un segno e di una tavolozza la cui espressività si fa narrazione concretamente ancorata a una realtà del tutto riconoscibile. La sua qualità primaria sta nel saper annotare le situazioni che solitamente sfuggono a uno sguardo meno attento. Il tratto pittorico non gioca tanto sulla precisione quanto sull'allusività e definisce le fisionomie grazie ad un gioco di impressioni cromatiche e di segni incisivi. Le figure si stagliano in movimenti semplici, che rientrano in un ordine classicamente composto, ma che sembrano rivelare le tracce di un deragliamento psicologico, come se l'artista volesse denunciare un'ira atavica, una rabbia sommessa priva di ipotesi salvifiche. Restituita alla vita in forza di un colore fluido ma corposo, la sua umanità diventa ombrosa, impetuosa, sull'orlo di una crisi si direbbe, ma controllata da una ferma razionalità. Le sue composizioni figurali sono avvolte in silenzi enigmatici, e tuttavia vi spira un'energia vitale che nega qualsiasi implicazione metafisica. Dinamismo visivo, quindi, che poggia sulla violenza espressiva del segno e del colore per denotare le fisionomie e i corpi, ma la cui materia cromatica lascia lo spazio all'indefinitezza che suggerisce l'idea di una solitudine interiore palesemente denunciata ma anche amata.
La Claire, di contro ma con percettibile sintonia in ordine al lavoro ed al pensiero di Giordano, procede nel suo comporre tramite sottili linee parallele che paiono un marchio, richiamando ad un ordine mentale, ad un’armonia suprema che scandisce l’eterno fluire della vita. A cominciare dai vibranti ammassi cromatici che rimandano alla materia cosmica primordiale squarciata da luci improvvise, liquefatta dall’abbagliante calore scaturito da globi e geometrie incandescenti. Quei “graffi dell’anima”, quasi simboli del vissuto, affiorano dai frammenti della nostra esistenza e si ripetono in numero preciso, evocando un concetto rinascimentale o trasformandosi in revisioni temporali alla Bergson dove i colori accompagnano l'osservatore nella ricomposizione dell'idea creatrice ed accendono ricordi ed emozioni che l’artista “orchestra” su un supporto matematicamente calcolato, a testimoniare la sua formazione universitaria. La pittrice si avvale, nel tutto, di tecniche miste che prendono in esame vari materiali, assemblandoli in un tessuto cromatico consistente, dalle sonorità espressioniste. Ne derivano suggestive composizioni ordinate in modo mai casuale, bensì rispondenti ad una meditata ricerca che parte dalla realtà quotidiana per seguire i ritmi di un sentire interiore intenso, spontaneo, appassionato, che unisce riflessione e istintualità. Un singolare percorso di sperimentazione che tiene conto di un passato legato alla tradizione figurativa, base imprescindibile per un lavoro serio da arricchire strada facendo di nuove esperienze e di significati profondi, da nutrire di forza e di luce. L’idea, la materia e la forma trovano così una fusione perfetta componendosi in soluzioni raffinate e preziose, pienamente godibili nella loro coinvolgente vitalità, capaci di emanare un senso di grande energia e di continuo movimento, lasciando spazio ad espressioni che passano dalla gioia alla malinconia, dall’inquietudine alla serenità. Stati d’animo colti al volo e salvati con un colpo di pennello, con un gesto sapiente e immediato che racchiude un mondo di sentimenti veri e di brillante fantasia. Ed in mostra il binomio Giordano/Claire elimina il VS diventando il colore che, oltre ad essere senza tempo, si rivela comunione di profondi ed artistici intenti.

Prof. Giorgio BARBERIS, Giornalista e Critico d'Arte

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